Visita alla mostra “Verrocchio maestro di Leonardo” a Firenze
Sono andata a Firenze il 12 giugno 2019 con l’Unitre per visitare la mostra “Verrocchio
maestro di Leonardo”. Non è stata solo l’occasione, peraltro imperdibile, di ammirare
opere d’arte di grandissimi autori del Rinascimento, ma anche il momento di
riprendere il cammino in una città da me conosciuta e mai dimenticata per le sue
atmosfere, per i suoi monumenti, per le sue strade che respirano tempi passati, per
l’Arno che scivola lento, trascinando con sé ricordi, immagini e impressioni che fanno
per sempre parte della nostra cultura e della nostra storia.
La mostra, allestita a Palazzo Strozzi, espone, oltre alle opere del Verrocchio, anche
opere di altri artisti, quali il Perugino, Donatello, il Ghirlandaio, Leonardo, che sono in
qualche modo legati all’esperienza della bottega del Verrocchio stesso, pittore molto
conosciuto ed in auge all’epoca di Lorenzo il Magnifico in un periodo storico compreso
tra il 1460 ed il 1490. Non sono esposti solo dipinti, ma anche sculture e disegni che
ben rappresentano la molteplicità delle attività che si svolgevano all’interno di una
bottega rinascimentale,
Abbiamo avuto come guida un valentissimo giovane, laureato in storia dell’arte che ha
condotto la visita in modo molto coinvolgente. Non ha enumerato date, nomi o concetti
pedissequamente, ma ci ha reso partecipi dell’esame delle singole opere, condividendo
e sollecitando osservazioni e spunti di riflessione, cercando sempre di stimolare la
nostra attenzione con rimandi alla storia della famiglia Medici e quindi al contesto
storico in cui le opere sono state ideate e create. Ha fatto notare quanto il potere dei
Medici e delle famiglie ad essa unite, si esprimesse anche nelle opere degli artisti che
godevano della protezione di Lorenzo e ne influenzasse le rappresentazioni, come nel
caso della statua bronzea del David del Verrocchio, che rappresenta l’eroe che ha ai
piedi la testa di Golia, tiene in mano una spada, ma non guarda il nemico abbattuto, ma
volge lo sguardo lontano, quasi a significare che non rinuncerà mai alla lotta, che
difenderà il suo potere, con sottile allusione alle vicende storiche dei Medici.
Nella bottega del Verrocchio si studiava l’anatomia umana, la natura, si prestava molta
attenzione alla realtà e l’uomo era rappresentato all’interno di un contesto
paesaggistico di cui faceva parte e in cui si rispecchiava come elemento fondamentale
non solo del creato ma anche della storia.
Le Madonne non vengono più inserite in uno spazio asettico, su uno sfondo dorato e
atemporale, ma hanno la semplicità e la carnalità di una madre, il cui bimbo non è solo
sacro, ma è un bimbo umano che interagisce con lei, in un reale rapporto filiale. Le
figure sono poi inserite in un paesaggio di campagna o di città spesso facilmente
riconoscibili.
Il realismo si spinge in descrizioni dettagliate e minuziose di abiti, di gioielli, anche di
spille, quest’ultime spesso produzioni della stessa bottega, ove l’arte orafa era una
delle attività praticate, oltre alla pittura e alla scultura.
Ci sono state mostrati tre busti in marmo che rappresentavano delle fanciulle. Il
primo rappresenta in modo lineare solo il capo con la sua semplice acconciatura. Ma
negli altri due busti il Verrocchio descrive dettagliatamente i ricci dei capelli e i
particolari dell’abito e dei gioielli, per scolpire poi nel terzo busto anche le mani,
dando vita così alle emozioni del personaggio, che trattiene proprio tra le sue mani un
mazzolino di fiori e sembra voler raccontare di sé qualcosa di più, un sentimento, una
passione.
Il maestro Verrocchio è il filo rosso che congiunge fra loro artisti come Donatello, il
Ghirlandaio, Perugino, Leonardo, che seppur diversi nei risultati e nel valore, devono
comunque al Verrocchio alcune caratteristiche comuni, apprese all’interno della
bottega, in cui in età giovanile hanno imparato, oltre alle tecniche di lavorazione,
anche gli spunti interpretativi e i contenuti originali dell’insegnamento del Verrocchio,
interprete dell’arte e del pensiero rinascimentale.
Particolarmente interessante è anche la statua del putto con il delfino, destinato ad
essere parte di una fontana, esempio di una raffigurazione molto naturale e realistica
di un bambino che stringe fra le sue braccia un delfino per non farlo scappare. Ha le
ali molto simili alle ali di un uccello e ciò dimostra come nella bottega del Verrocchio si
studiassero, con un interesse di natura scientifica, molti elementi naturalistici.
All’uscita dalla mostra e dopo un salutare momento di riposo, si è raggiunto il Duomo, e
poi il Battistero, Palazzo Vecchio, piazza della Signoria, la chiesa di Orsanmichele e il
Lungarno, continuando ad ammirare, in un percorso sia pur veloce, la bellezza
suggestiva di una città che ha sempre qualcosa da raccontare e da far ricordare.
Ambra Maria Lavezzari