(Parte Prima)
Le donne nel Rinascimento
Durante il periodo del Rinascimento la vita delle donne non era facile, anche la situazione di quelle che erano ai vertici della società non era differente soprattutto perché venivano considerate come pedine importanti nel gioco della diplomazia matrimoniale, esattamente come Lucrezia.
Forse perché preceduta dalla connotazione negativa del suo cognome la tradizione ci ha tramandato l’idea di Lucrezia Borgia come di una donna manipolatrice ed arrivista. Forse a causa delle accuse, non provate, di rapporti incestuosi con il padre e il fratello Cesare nel 1800 Alessandro Dumas scrisse una tragedia dove ci presenta una Lucrezia come una donna malvagia ed avvelenatrice. I documenti dell’epoca, al contrario, evidenziano una donna bella e intelligente in grado di svolgere attività politica e amministrativa.
Chi era dunque Lucrezia? Forse una donna non libera, schiava delle mire politiche della famiglia, della ragion di stato e della stessa educazione che le impedirono di rivendicare il diritto ad una autonomia di scelta nella propria vita.
Il contesto storico
Nella seconda metà del 1400 le principali nazioni europee attuano una politica di unificazione nazionale eliminando progressivamente i privilegi e le autonomie della feudalità.
FRANCIA: il processo di unificazione fu opera di Luigi XI che impose la propria sovranità sulla maggior parte del territorio; approfittando dell’estinzione del ramo degli Angioini di Provenza ne rivendicò i possessi e il diritto di successione sul trono di Napoli.
SPAGNA: il processo di unificazione ebbe inizio con il matrimonio di Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona anche se fu una unione di carattere personale e i due stati, che avevano lingua, interessi economici divergenti, rimasero formalmente separati. L’unico elemento in comune era la religione cattolica che venne utilizzata come mezzo di unificazione e portò alla cacciata dei Moriscos dal regno di Granada e alla persecuzione dei Conversos, ricchi ebrei convertiti, la cui espulsione fu decretata nel 1492. XX
LA SITUAZIONE ITALIANA
Dopo una lunga serie di lotte per l’egemonia durate più di 50 anni le 5 principali potenze italiane, il ducato di Milano, la repubblica di Venezia, Firenze, lo Stato pontificio e il regno di Napoli, decisero di porre fine alle loro mire espansionistiche. Il 9 aprile 1454 venne siglata a Lodi la pace tra Venezia e Francesco Sforza, signore di Milano; aderirono poi Firenze, lo Stato della Chiesa e il regno di Napoli formando la Lega Italica che aveva lo scopo di difendere gli stati italiani contro chiunque avesse mire di conquista.
Lucrezia Borgia
Lucrezia nasce a Subiaco il 18 aprile 1480 ed è figlia di Rodrigo Borgia e Vannozza Cattanei.
Vanozza, come attestano i ritratti, è una donna bellissima con i capelli biondo scuro che saranno ereditati da Lucrezia. Ha conosciuto a 18 anni Rodrigo Borgia e ne diventa l’amante pur essendo sposata con Giorgio della Croce.
Lucrezia ha 3 fratelli, Juan duca di Gandia nato nel 1474, Cesare che è nato nel 1475, ed avrà verso la sorella un affetto particolare, e Jofrè, nato nel 1481; tutti saranno utilizzati da Rodrigo come pedine per attuare i suoi disegni di egemonia sull’Italia. XX
Rodrigo, la cui famiglia, appartiene alla piccola nobiltà spagnola, è nato nel 1432; viene avviato alla carriera ecclesiastica dallo zio il cardinale Alfonso Borgia che, divenuto papa con il nome di Callisto III, lo nomina cardinale a soli 25 anni e gli dona innumerevoli benefici, tra i quali i vescovadi di Valencia, Porto e Cartagena, che lo rendono uno degli uomini più ricchi della Chiesa con una rendita annua di 40.000 ducati d’oro. Il fratello Don Pierluigi fu ugualmente elevato ai massimi onori, divenne capitano generale della Chiesa, duca di Spoleto e vicario di Terracina.
Sappiamo poco della vita privata di Rodrigo durante i pontificati dei successori di Callisto; morto Callisto III viene eletto papa Enea Silvio Piccolomini che prende il nome di Pio II; essendo stato ampiamente beneficiato da Callisto e avendo avuto da Rodrigo il voto risolutivo per la sua elezione gli mantiene tutti i suoi benefici e aggiunge la carica di vicecancelliere che lo rende l’uomo più potente della Chiesa dopo il papa.
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Lucrezia vive i primi anni in casa di Vannozza in piazza Pizzo di Merlo a pochi passi dal lussuoso palazzo di Rodrigo in una agiatezza regale; nel 1487 il padre la toglie dalla casa della madre e la manda a vivere presso la cugina, confidente e amante, Adriana Mila Orsini figlia di don Pedro, nipote di Callisto III sicuramente in uno dei palazzi degli Orsini. Qui dovrà apprendere le maniere di una gentildonna, la capacità di sostenere un discorso su qualsiasi argomento; per questo viene messa in condizione di parlare e comprendere lo spagnolo, il francese, il greco, e l’italiano. Riceve anche una educazione religiosa in modo da ostentare un comportamento irreprensibile secondo il metro delle apparenze.
A Lucrezia hanno detto che Rodrigo, sempre presente nella sua vita, è lo zio, ma ben presto comprende che in realtà è il padre. Non ne è molto turbata, la consapevolezza dei vantaggi di questa posizione le fa superare il concetto della immoralità della cosa; inoltre a Roma sono molti i figli di ecclesiastici che si fanno vanto delle loro origini e sa già che suo padre è destinato a grandi onori.
Nel 1489 Rodrigo, stanco di Vannozza, si innamora di una giovanissima e bellissima donna Giulia Farnese che fa giungere a Roma da Bolsena e immediatamente sposare, con grandi cerimonie, a Orsino Orsini, figlio di Adriana Mila; inoltre nomina subito cardinale Alessandro, fratello di Giulia. La ragazza ha solo 15 anni e avrà un posto importante nella vita di Lucrezia che la prende come modello da imitare copiandone i vestiti, il colore dei capelli e la pettinatura.
Rodrigo si preoccupa di assicurare un futuro ai figli; Juan diventa duca di Gandia e si trasferisce a Valencia, Cesare viene avviato alla carriera ecclesiastica, contro la sua volontà; Innocenzo III lo nomina Protonotario della Chiesa e vescovo di Pamplona; mentre Jofrè a nove anni è nominato Canonico e arcidiacono di Valencia; nel 1491 Rodrigo decide di far sposare Lucrezia.
Ovviamente il matrimonio dovrà servire per incrementare il suo potere politico; quindi il marito sarà uno spagnolo per ampliare le sue relazioni positive con quella monarchia. Il prescelto è Don Cherubin Juan della casata dei Centelles.
Tra il febbraio e il giugno 1491 vengono siglati i patti matrimoniali, fissata la dote ecc. Viene anche precisato che, entro un anno dalla stipula del contratto, Lucrezia dovrà trasferirsi in Spagna dove saranno celebrate le nozze.
Lucrezia, che non vuole abbandonare Roma e tutti i suoi affetti, si rende conto di non essere padrona del proprio destino, ma un ostaggio nelle mani di un padre, pur professando di amarla, la utilizza per finalità che le sfuggono completamente.
Per motivi che non conosciamo Rodrigo modifica la sua decisione; la scelta cade su Don Gasparo, figlio quindicenne di don Juan Francisco di Procida, conte di Aversa, una piccola contea di origine normanna a nord di Napoli; è il controllo dell’Italia meridionale che interessa al cardinale in questo momento.
Lucrezia gioisce, ma la sua gioia dura poco, il padre la informa che poiché don Gasparo vive a Valencia, lei dovrà raggiungerlo. Lucrezia si rassegna; sa che non può opporsi al volere paterno, è stata educata alla più assoluta obbedienza e non riesce a sottrarsi a un obbligo che è dettato da superiori esigenze politiche; comprende che la sua vita non sarà solo gioia, musica, feste e giorni allegri, ma anche accettazione, delusione e dolore. AA
Verso la fine di aprile del 1492 viene confermato il contratto di matrimonio tra don Gasparo e Lucrezia.
Il 25 luglio dello stesso anno, però, Innocenzo III, da tempo malato, muore.
Immediatamente iniziano le manovre per l’elezione del nuovo pontefice, e quando il 6 agosto si apre il conclave nessuno pensa che il futuro papa possa essere Rodrigo Borgia in quanto straniero e quindi non gode di molte simpatie.
Ma Rodrigo ha deciso che è arrivato il suo momento e quindi sarà Papa. Al primo scrutinio ottiene solo 7 voti, 8 nel secondo e terzo, il 10 agosto i voti sono 17; a questo punto anche i sostenitori di Giuliano della Rovere votano per Rodrigo Borgia. Per arrivare a questo risultato il Borgia ha corrotto numerosi cardinali, sappiamo che al solo Ascanio Sforza ha promesso la carica di vicecancelliere, il proprio palazzo, il castello di Nepi, il vescovado di Erlau ed altri benefici.
Il 26 agosto avviene l’incoronazione del nuovo papa che prende il nome di Alessandro VI; un fastoso corteo al quale partecipano non solo tutti gli esponenti del clero, ma anche i principi di tutti gli stati italiani e i rappresentanti delle monarchie europee, accompagna il papa prima a san Pietro, poi alla chiesa di san Giovanni.
Il giorno stesso dell’incoronazione il papa nomina il figlio Cesare, che aveva 16 anni e non aveva mai ricevuto gli ordini sacerdotali, vescovo di Valencia senza neppure chiedere il consenso al re Ferdinando il Cattolico per sottolineare la sua indipendenza dal potere temporale; nel 1503 lo nominerà cardinale. Cesare, che studia a Pisa, non è a Roma alla festa di incoronazione del padre; sappiamo che dopo 11 giorni il papa gli ordina di andare a Spoleto come suo rappresentante.
Alessandro vuole provvedere anche al futuro di Lucrezia, il matrimonio con un gentiluomo spagnolo non va più bene; la figlia, sia per la sua bellezza, sia per la posizione del padre può essere una pedina utilissima per le ambizioni politiche del Papa. Così quando don Gasparo giunge a Roma nel 1492 apprende che il contratto è giuridicamente risolto e invitato a tornare a Napoli.
Tutti i principi italiani propongono ad Alessandro possibili mariti, Lucrezia è in vendita. Ma la situazione politica si sta deteriorando; Ludovico il Moro governa Milano per conto del nipote Gian Galeazzo Sforza che tiene prigioniero nel castello di Pavia; alla richiesta del re di Napoli di liberarlo e restituirgli la corona, Ludovico manda ambasciatori in Francia per sollecitare la discesa in Italia di Carlo VIII il quale rivendica i suoi diritti su Napoli. Dopo la momentanea tregua della pace di Lodi si torna alla contrapposizione tra le varie potenze italiane.
Su suggerimento di Ludovico Sforza e suo fratello il cardinale Ascanio il Papa acconsente alle nozze di Lucrezia con Giovanni Sforza, signore di Pesaro. Lo Sforza ha un piccolo stato, ma ben organizzato e possiede un esercito; questo matrimonio garantisce al Papa l’alleanza con Milano e la Repubblica di Venezia. In segreto Giovanni giunge a Roma per parlare con Alessandro, sa che anche Don Gasparo è ancora a Roma ed è appoggiato dal re di Spagna, ha paura di essere ucciso, per questo, dopo i primi contatti, rientra a Pesaro. Ma il matrimonio è oramai deciso, anche perché Carlo VIII minaccia di scendere in Italia e il Papa firma un patto di alleanza con Milano, Ferrara, Siena e Mantova contro il regno di Napoli.
Il 2 febbraio 1493 i patti nuziali vengono sottoscritti: Lucrezia è la sposa di Giovanni Sforza che giunge a Roma il 9 giugno 1493 e nel pomeriggio del 12 giugno hanno luogo le nozze alla presenza di tutta l’aristocrazia laica ed ecclesiastica romana e degli ambasciatori dell’Impero turco, di Venezia, Milano e Francia. Sono presenti anche Cesare e il duca di Gandia rientrati appositamente a Roma.
Maritata Lucrezia, il Papa pensa anche al futuro degli altri figli. Per prima cosa con una bolla papale sancisce che Cesare è figlio legittimo di Vannozza e del marito per togliere la macchia della sua nascita illegittima.XX
Il fratello minore Jofré ha 12 anni e viene promesso in sposo alla bellissima Sancia d’Aragona nipote del re di Napoli ottenendo immediatamente i principato di SquillaceXX
Per Juan, duca di Gandia, che il Papa prevede un futuro militare e vorrebbe nominarlo Capitano generale della Chiesa incurante del fatto che il duca non ha alcuna attitudine e ambizione di carattere militare. Per rinsaldare il suo legame con la monarchia spagnola Juan, che non ha nessuna voglia di abbandonare la vita allegra che conduce a Roma, viene costretto a sposare la cugina del re Ferdinando il Cattolico e andare in Spagna.
Dopo il matrimonio Giovanni è tornato a Pesaro; Lucrezia vive, insieme ad Adriana Mila e Giulia Farnese, a Roma nel Palazzo di Santa Maria in Portico frequentato dal padre che va trovare l’amante e la figlia, da principi e cardinali che sono consapevoli che le due donne sono le persone più vicine al Papa e, di conseguenza, le più autorevoli nel panorama romano. Giulia ha una bambina Laura che, ovviamente, viene fatta passare per figlia legittima nata dal suo matrimonio anche se il marito, per ordine del Papa, vive lontano da Roma.
Nel frattempo Giovanni Sforza che si lamenta con Alessandro perché ancora non gli è stata pagata la dote promessa e per la lontananza della moglie. Il Papa risponde di non preoccuparsi e lo invita a Roma dove cominciano anche a circolare chiacchiere per il matrimonio non consumato. Giovanni arriva a Roma il 15 ottobre, consuma il matrimonio, poi torna a Pesaro; a gennaio del 1494 è di nuovo a Roma. Non si sente però tranquillo, è al soldo del Papa come Capitano dell’esercito, ma ha anche incarichi militari nel ducato di Milano come nipote di Ludovico SforzaXX\
Le due posizioni sono contrastanti, infatti il Borgia, sollecitato dal re di Spagna, del quale non vuole perdere l’amicizia, sta facendo una politica a favore del regno di Napoli, mentre lo Sforza sta convincendo il re di Francia a scendere in Italia per impadronirsi di Napoli sperando, in cambio del suo aiuto, che Carlo VIII gli consenta di diventare signore di Milano eliminando il legittimo erede Gian GaleazzoXX
Giovanni chiede udienza al Papa che lo rassicura, ma egli sa che non si può fidare, decide pertanto di abbandonare Roma; l’incarico di Condottiero della Chiesa gli offre un pretesto in quanto deve unirsi all’esercito del regno di Napoli che si sta radunando in Romagna, e vorrebbe portare con se la moglie; nella primavera del 1494 scoppia a Roma una epidemia di peste ed è lo stesso Alessandro che ordina a Giovanni di rientrare a Pesaro portando con se Lucrezia , Adriana Mila e Giulia Farnese.XX
A Pesaro Lucrezia, ha 14 anni, viene accolta con grandi onori, la sua bellezza e la sua cortesia conquistano l’animo dei sudditi, ma suscitano anche la malignità delle donne che la accusano di ridere troppo e di usare maniere troppo libere nel trattare con gli uomini. Nonostante i disagi causati dalle continue assenze di Giovanni per assolvere i compiti di condottiero papale, Lucrezia è serena: tiene una propria corte e i poeti locali la omaggiano con i loro madrigali. Ma la presenza del padre è costante, c’è una fittissima corrisponda epistolare con il Vaticano e il Papa dichiara ben presto che rivuole a Roma le sue donne.
Nel frattempo la situazione politica precipita. Carlo VIII ha deciso di scendere in Italia per rivendicare i suoi diritti sul regno di Napoli, cerca quindi degli alleati; i suoi ambasciatori si recano anche a Roma e stringono un patto con i membri della famiglia Colonna che promettono di conquistare la fortezza di Ostia, in mano all’esercito papale, per agevolare l’ingresso del re a Roma. Infatti, dopo una cruenta battaglia, la rocca viene conquistata.
La situazione è pericolosa, i nemici che Alessandro ha Roma potrebbero approfittarne. Cesare cerca di indurre il padre a nominarlo Capitano generale della Chiesa per approntare un esercito; odia la veste cardinalizia e si sente un condottiero di eserciti, come ha detto alla sorella vuole crearsi uno stato, il più grande d’Italia. Ma neppure difronte al pericolo di una invasione il Papa cede, nei suoi progetti Cesare dovrà succedergli sul trono pontificio
Il duca di Gandia, ancora alla corte di Ferdinando il Cattolico sarà il Capitano generale. A preoccupare Rodrigo è anche la posizione di Giovanni Sforza, marito di Lucrezia che è diventato un personaggio scomodo; è nipote e al soldo di Ludovico il Moro che ha stretto una alleanza con Carlo VIII, ma è anche capo di una parte dell’esercito papale che dovrà combattere contro Carlo VIII in quanto il Vaticano continua ad essere alleato del regno di Napoli.
Il 2 settembre del 1494 Carlo VIII varca il Monginevro e il 3 è in Piemonte. Invece di fare fronte comune per respingerlo, gli Stati italiani gli aprono le porte, non solo Milano, suo alleato, ma anche Firenze, dove i Medici vengono cacciati; in breve tempo l’esercito francese è alle porte di Roma. Il Papa si rifugia a Castel sant’Angelo, ma il re minaccia di bombardarlo, così non rimane che lasciarlo entrare in città con il suo esercito: il 26 dicembre del 1494 Carlo VIII entra a Roma; dopo 20 giorni riprende la marcia su Napoli dove entra il 22 febbraio del 1495. XX
La facilità della conquista allarma gli stati italiani, Venezia, che teme di perdere l’egemonia sull’Adriatico, si fa promotrice di una coalizione alla quale aderiscono la Spagna, preoccupata per le sorti della Sicilia, l’imperatore Massimiliano d’Asburgo che rivendica i diritti su Milano, il papa e lo stesso Ludovico il Moro. Carlo VIII non può fronteggiare una coalizione così vasta e quindi decide di rientrare in Francia.
Lucrezia nel frattempo vive sola a Pesaro. Giulia e Mila sono partite e il marito è spesso assente per la guerra, inoltre anche quando è nel castello non si avvicina alla moglie. La donna, che è consapevole della sua bellezza, si chiede quale sia la causa che questo atteggiamento di freddezza, pensa che sia dovuto in qualche modo alla paura. Giovanni è un debole, nonostante le sue ribadite promesse di fedeltà al Pontefice appartiene alla famiglia degli Sforza che si sono alleati con la Francia e al momento della invasione francese ha preferito defilarsi da una probabile imminente battaglia. E’ consapevole che la sua posizione diventa sempre più critica, teme per la sua posizione e la sua vita; Lucrezia lo interroga e il marito le rivela le sue paure e confessa anche di essere stato minacciato da Cesare.XX
Lucrezia non si stupisce, è conscia dell’ amore possessivo e insano che Cesare ha per lei e che lo spinge a minacciare quanti le si accostano. Anche lei considera il fratello l’uomo più bello e carismatico che abbia mai conosciuto ed esercita su di lei un grande fascino che si trasforma in desiderio di compiacerlo. Ma ora è stanca di essere trattata come un oggetto e quando Cesare la raggiunge a Pesaro, per la prima volta, ha una violenta lite con il fratello dichiarando che non permetterà più a nessuno di poter disporre della sua vita.
A Fornovo sul Taro l’esercito di Carlo VIII è sconfitto da quello della Lega e il re deve riparare in Francia. Sembra che la pace regni di nuovo in Italia. Alessandro VI cede alle insistenze di Lucrezia che si annoia a Pesaro e la richiama a Roma.
A Roma Lucrezia riprende la solita vita nel palazzo di Santa Maria in Portico. Giovanni è di nuovo lontano con la scusa di campagne militari che in realtà evita. Inoltre ha udito voci che parlano di rapporti incestuosi della moglie con il padre e il fratello, pertanto anche se il pontefice lo esorta a tornare a Roma Giovanni preferisce rinchiudersi nella sua Pesaro.
Alessandro richiama a Roma anche il figlio Jofre con la moglie Sancia d’Aragona; questa è una donna bellissima, viene ricevuta dal papa con grandissimi onori, ma ben presto fa parlare la città per il suo contegno spregiudicato e tali voci investono anche Lucrezia che diventa inseparabile dalla cognata. Lucrezia non bada alle voci e continua la sua vita tra feste e balli consapevole di essere uno strumento nelle mani della sua famiglia.
Mentre il Savonarola da Firenze tuona contro l’immoralità che regna nel papato Alessandro continua a colmare di benefici i suoi figli. A Cesare accorda abbazie nel grossetano e in Sardegna, a Juan, che sta per tornare dalla Spagna, eroga somme ingenti e lo stesso fa con Lucrezia che riceve anche il privilegio, del quale gode già Juan, di portare con se un altare portatile su cui far celebrare per proprio uso gli uffizi divini.
Ma il pontefice vuole anche che la sua famiglia non debba più dipendere in pace e in guerra dagli umori dei nobili romani dei quali non si fida assolutamente. Pertanto il 6 giugno 1496 pronuncia una sentenza temporale e spirituale con la quale scomunica ed esautora dai beni la famigli degli Orsini, Bartolomeo d’Alviano, il condottiero imparentato con loro, e Vitellozzo Vitelli con l’accusa di non aver voluto aderire alla Lega Santa formata per “la salute e l’amore per la chiesa e la salvezza d’Italia.”
Il 10 agosto 1496 Juan torna in Italia lasciando in Spagna moglie e figli. Insieme a Lucrezia e Cesare attraversa la città osannato dalla folla; Alessandro nomina il figlio Capitano dell’esercito papale, Gonfaloniere della Chiesa e rettore di Viterbo suscitando l’ira di Cesare che si sente defraudato di un incarico al quale egli ambisce.
Gioivanni è a Pesaro, Ma non si fida, teme che tutte quelle attenzioni servano soltanto a fargli abbassare la guardia; intuisce che l’alleanza con Ludovico il Moro non interessa più il papa e che questi ha nuovi progetti matrimoniali per Lucrezia. Teme i disegni papali, nello stesso tempo, pensa che nessuno lo colpirà a Roma in quanto tutti saprebbero chi sono i mandanti
La mattina del venerdì santo, mentre Giovanni si trova negli appartamenti della moglie che è ancora a letto, arriva Cesare che si reca a parlare brevemente con la sorella. Quando esce le chiede l’oggetto del colloquio; Lucrezia esita, non ama Giovanni, ma non lo odia e non vuole che gli sia fatto del male, lo esorta pertanto a fuggire immediatamente da Roma e tornare a Pesaro perché la sua vita è in pericolo. Giovanni abbraccia la moglie, la ringrazia poi ad altissima voce, per essere udito, dichiara di andare a confessarsi a san Crisostomo; invece sale a cavallo e velocemente si dirige a Pesaro per fuggire la morte.
La situazione diventa difficile sempre più difficile tra i componenti della famiglia Borgia. Non solo Lucrezia è adirata con il padre e il fratello Cesare per aver progettato di ucciderle il marito da loro scelto, anche se per lui ha provato solo un tiepido affetto, ma i rapporti diventano incandescenti tra Cesare e Juan che ha dimostrato la sua totale incapacità militare e, nonostante avesse un esercito superiore per armamenti e uomini, è stato sconfitto da una donna, Bartolomea Orsini, nel tentativo di occupare Bracciano.
E’ il 14 giugno 1497, una calda serata; Vannozza ha invitato a cena tutti i suoi figli che accettano l’invito, tranne Lucrezia che dopo la fuga del marito si è ritirata nel monastero di San Sisto. C’è tensione tra i fratelli che la madre cerca di stemperare. Terminata la cena escono insieme Juan e Cesare e percorrono insieme un tratto di strada fino a Ponte sant’Angelo accompagnati dai loro sgherri. Qui si dividono e Juan, che afferma di avere un appuntamento, preferisce avventurarsi da solo nella notte. Nessuno lo vedrà più. Viene cercato per tutta Roma, poi un barcaiolo afferma di aver visto nella notte due uomini gettare qualcosa, che gli era sembrato un uomo, nel Tevere. 3 giorni dopo il cadavere di Juan, ucciso con 9 colpi di pugnale, viene ripescato nel fiume. XX
Celebrato un solenne funerale si va alla ricerca del colpevole, ma i nemici dei Borgia e del duca di Gandia sono innumerevoli. Viene sospettato il Cardinale Ascanio Sforza che Juan aveva gravemente offeso pochi giorni prima; Lucrezia teme che possa essere stato il marito per vendicare le voci di un presunto incesto con il padre, ma poi apprende che non si è allontanato da Pesaro; potrebbero essere stati gli Orsini il cui capo è morto mentre era prigioniero per ordine del papa in Castel dell’Uovo a Napoli, ma in questo momento gli Orsini sono in pace con il papa; qualcuno sussurra che il mandante possa essere il fratello Jofrè venuto a conoscenza del fatto che la moglie era l’amante del fratello, ma Jofrè è un debole che non avrebbe mai ordito una simile vendetta.
Cominciano a circolare voci su un presunto coinvolgimento di Cesare; Cesare, che è stato costretto a diventare cardinale, ha sempre odiato il fratello al quale il papa ha affidato il comando dell’esercito, incarico che Cesare avrebbe voluto per se, alcuni sussurrano che può aver ucciso per gelosia scoprendo che anche Juan era l’amante di Sancia d’Aragona della quale è fortemente invaghito, oppure potrebbe essere stato per gelosia di Lucrezia e i suoi presunti rapporti con il padre e Juan. Appare strano il fatto che Cesare non partecipi al funerale, non si rechi neppure a confortare il papa e non si presenti al Concistoro indetto dal padre pochi giorni dopo la morte di Juan. Forse Alessandro ha dei sospetti sul figlio, ma per allontanarli lo invia a Capua come suo legato per incoronare re di Napoli don Federico d’Aragona , ma al suo ritorno il pontefice lo riceve, dopo molte insistenze, con grande freddezza.
Lucrezia è sempre nel Convento di San Sisto, ma ha paura. Le giungono voci su un suo possibile futuro matrimonio proprio mentre Giovanni si sta adoperando per riaverla indietro. Ma al papa non interessa più l’alleanza con Ludovico il Moro e Giovanni è diventato un peso del quale sbarazzarsi. Come? Visto che Giovanni non accetta la proposta di divorzio e afferma che Lucrezia è la figlia e l’amante del papa, vengono diffuse voci sulla non validità del matrimonio a causa della sua impotenza e a Giovanni viene proposto di dimostrare pubblicamente la falsità dell’ accusa, ma egli rifiuta. Alla fine, avendo perso anche l’appoggio del duca di Milano, Giovanni è costretto a cedere e firma la dichiarazione con la quale asserisce di non aver avuto rapporto matrimoniali con la moglie. Il 20 dicembre 1497 il matrimonio è sciolto.
Lucrezia è sempre nel convento; vive nell’angoscia per la morte del fratello, perché teme che il mandante sia Cesare con il quale ha avuto uno scontro violento quando l’ha costretta a firmare la dichiarazione di impotenza del marito. Per la prima volta ha paura di Cesare, il cui volto è oramai deturpato dalle piaghe della sifilide, le ha fatto paura; sa bene che nessuno crede all’impotenza di Giovanni, ma anzi questo non ha fatto altro che aumentare le voci su un suo presento incesto; si sente umiliata, insultata, privata della sua dignità e sacrificata per il potere della famiglia.
Deve abbandonare il convento e torna nel suo palazzo di Santa Maria in Portico; qui conosce Don Pedro Calderon, chiamato Perotto, che ha il compito di tenere i rapporti tra lei e il padre. Don Pedro è un bell’uomo, gentile, e Lucrezia, assetata d’affetto, se ne innamora. Per la prima volta ha seguito il suo cuore, ha 18 anni e si abbandona ad un amore romantico e clandestino.
Tutto procede bene fino a quando Cesare non intercetta un biglietto che Lucrezia ha spedito a don Pedro per invitarlo a raggiungerla. Deve morire perché si sta già cercando un nuovo marito per Lucrezia. Forse è lo stesso Cesare e cercare di ucciderlo senza riuscirvi; ci riesce invece Michelotto Corella sicario di Cesare. Lucrezia è disperata anche perché aspetta un bambino che nasce alla fine del marzo 1498 e che le viene subito tolto. Viene chiamato Giovanni, anche se spesso indicato come l’Infans romanus, e con una bolla papale viene riconosciuto come figlio di Cesare e di una donna sposata.
Lucrezia deve quindi sposarsi nuovamente; ovviamente saranno le aspettative del casato a determinare la scelta. Infatti il Papa ha intenzione di estendere la propria influenza nel regno di Napoli, per questo ha mandato il Cesare a incoronare come sovrano Federico I dopo la morte di Ferrandino. Chiede quindi al sovrano la mano del nipote Alfonso come marito per la figlia. Il re ha qualche esitazione perché comprende i disegni del pontefice che vuole estendere la sua influenza sul regno, ma alla fine è costretto a cedere: il 20 giugno 1498 vengono firmati i patti nuziali e le nozze sono celebrate il 21 luglio; come richiesto dal papa il giovane, già principe di Salerno, viene nominato duca di Bisceglie, inoltre la coppia dovrà soggiornare per un anno a Roma. Alfonso è giovane, ha 17 anni, e bello, Lucrezia si innamora immediatamente ricambiata. XX
Sposata Lucrezia, Alessandro decide che è tempo di provvedere ad una moglie per Cesare, naturalmente dovrà essere all’altezza del figlio sul quale convergono ora le ambizioni paterne. Prima però è necessario fargli abbandonare l’abito cardinalizio. Con grande spregiudicatezza il pontefice comincia a diffondere la voce che Cesare non si sente degno del suo incarico, soprattutto da quando ha scoperto la sua origine illegittima. Il 17 ottobre del 1498 Cesare si presenta al Concistoro, annuncia che la sua vocazione lo porta alla vita secolare e si dichiara disposto a restituire tutti i benefici dei quali fino ad allora ha goduto.
Si cerca quindi una moglie. Si pensa a Carlotta d’Aragona, figlia del re di Napoli, ma il matrimonio fallisce sia per la riluttanza del re Federico e per il diniego della stessa Carlotta. Si cerca allora fuori Italia e la scelta cade su Carlotta d’Albret sorella del re di Navarra. Il matrimonio viene favorito dal re di Francia Luigi XII, che è succeduto a Carlo VIII, e che vuole riprendere il programma di espansione verso Napoli e verso Milano. Ha quindi bisogno di evitare accordi tra il Vaticano e Ludovico il Moro, e con il regno di Napoli. Il 10 maggio 1499 viene celebrato il matrimonio nel castello reale di Blois.
Intanto Luigi XII prepara la sua discesa in Italia per conquistare Milano e Napoli, stipula perciò una alleanza con Venezia e Alessandro VI contro Ludovico il Moro. Roma piomba nel caos, Il cardinale Ascanio Sforza, fratello di Ludovico il Moro fugge da Roma per salvarsi mentre viene data la caccia ai suoi uomini; anche Alfonso d’Aragona sparisce. Impaurito per la alleanza del papa con il re francese, nemico degli Aragona, ha preferito nascondersi presso i Colonna, avversari del pontefice. Lucrezia teme per la vita del marito, chiede perciò al padre rassicurazioni per la sua incolumità, non vuole che sia costretto a fuggire come Giovanni anche se si rende conto che la ragion di stato prevarrà sui suoi sentimenti; infatti Luigi XII si accinge a varcare le Alpi accompagnato da Cesare Borgia che il re ha nominato duca di Valentinois.
Alessandro decide di allontanare Lucrezia da Roma, la nomina quindi governatrice di Spoleto. Accompagnata dal fratello Jofrè e da un numeroso seguito l’8 agosto 1499 Lucrezia parte da Roma. Il viaggio dura 6 giorni; al Castello di Portaria, tra Carsulae e Spoleto, viene accolta da 4 commissari e 200 fanti, dopo un lunghissimo pranzo il corteo riparte per Spoleto e la governatrice fa il suo ingresso in città attraverso Porta San Matteo.
La città è ornata con bandiere, archi di trionfo, fiori, fiaccole che rischiarano il buio; la folla si accalca per ammirare Lucrezia che fa il suo ingresso su un baldacchino di damasco e d’oro. Arriva alla Rocca che sarà la sua residenza dove le viene offerta la cena.
Parte Seconda
Lucrezia Borgia
Sposata Lucrezia, Alessandro decide che è tempo di provvedere ad una moglie per Cesare, naturalmente dovrà essere all’altezza del figlio sul quale convergono ora le ambizioni paterne. Prima però è necessario fargli abbandonare l’abito cardinalizio. Con grande spregiudicatezza il pontefice comincia a diffondere la voce che Cesare non si sente degno del suo incarico, soprattutto da quando ha scoperto la sua origine illegittima. Il 17 ottobre del 1498 Cesare si presenta al Concistoro, annuncia che la sua vocazione lo porta alla vita secolare e si dichiara disposto a restituire tutti i benefici dei quali fino ad allora ha goduto.
Si cerca quindi una moglie. Si pensa a Carlotta d’Aragona, figlia del re di Napoli, ma il matrimonio fallisce sia per la riluttanza del re Federico sia per il diniego della stessa Carlotta. Si cerca allora fuori Italia e la scelta cade su Carlotta d’Albret sorella del re di Navarra. Il matrimonio viene favorito dal re di Francia Luigi XII, che è succeduto a Carlo VIII, e che vuole riprendere il programma di espansione verso Napoli e verso Milano. Ha quindi bisogno di evitare accordi tra il Vaticano, Ludovico il Moro, e il regno di Napoli. Il 10 maggio 1499 viene celebrato il matrimonio nel castello reale di Blois. I 200.000 ducati d’oro necessari per i preparativi del matrimonio sono trovati confiscando i beni di ecclesiastici morti o caduti in disgrazia.
Intanto Luigi XII prepara la sua discesa in Italia per conquistare Milano e Napoli, stipula perciò una alleanza con Venezia e Alessandro VI contro Ludovico il Moro. Roma piomba nel caos, Il cardinale Ascanio Sforza, fratello di Ludovico il Moro fugge da Roma per salvarsi mentre viene data la caccia ai suoi uomini; prima di partire avverte Alfonso d’Aragona di guardarsi da Cesare e da Alessandro; il giovane che ha già, ricevuto analoghi avvertimenti il 2 agosto fugge da Roma inseguito falla polizia del papa. Arrivato nel feudo dei Colonna si ferma per riposare poi prosegue per Napoli.
Impaurito per la alleanza del papa con il re francese, nemico degli Aragona, ha preferito nascondersi presso i Colonna, avversari del pontefice. Lucrezia teme per la vita del marito, chiede perciò al padre rassicurazioni per la sua incolumità, non vuole che sia costretto a fuggire come Giovanni anche se si rende conto che la ragion di stato prevarrà sui suoi sentimenti; infatti Luigi XII si accinge a varcare le Alpi accompagnato da Cesare Borgia che ha nominato duca di Valentinois.
Alessandro decide di allontanare Lucrezia da Roma, la nomina quindi governatrice di Spoleto. Accompagnata dal fratello Jofrè e da un numeroso seguito l’8 agosto 1499 Lucrezia parte da Roma. Il viaggio dura 6 giorni; al Castello di Portaria, tra Carsulae e Spoleto, viene accolta da 4 commissari e 200 fanti, dopo un lunghissimo pranzo il corteo riparte per Spoleto e la governatrice fa il suo ingresso in città attraverso Porta San Matteo.
La città è ornata con bandiere, archi di trionfo, fiori, fiaccole che rischiarano il buio; la folla si accalca per ammirare Lucrezia che fa il suo ingresso su un baldacchino di damasco e d’oro. Arriva alla Rocca che sarà la sua residenza dove le viene offerta la cena. Lucrezia si dedica alla amministrazione della città, ma è triste perché teme per la sorte del marito. Dietro pressioni del re di Napoli Alfonso il 19 settembre raggiunge la moglie senza passare per Roma perché ha paura di essere ucciso dai sicari del papa o di Cesare Borgia.
Ma dopo pochi giorni il pontefice richiama Lucrezia e il marito a Roma dove il 1 novembre nasce il figlio della coppia al quale viene dato il nome di Rodrigo. La cerimonia del battesimo è fastosa, sono presenti gli ambasciatori delle potenze europee e degli stati italiani a testimoniare la grandezza dello Stato pontificio.
Ma la tranquillità di Lucrezia dura poco. Il 6 ottobre Luigi XII , accompagnato da Cesare, è entrato a Milano accolto da dal duca di Savoia, dal marchese di Mantova e da altri signori locali. Tutti, nell’alleanza con il re francese, cercano il loro tornaconto immediato; Cesare pensa che sia il momento propizio per realizzare un suo stato. Per favorire il figlio Alessandro VI dichiara decaduti dai loro domini tutti i feudatari della Chiesa nella Romagna e obbliga il comune di Milano a versare la somma necessaria per armare l’esercito del figlio.
Il 18 novembre Cesare arriva a Roma, per tre giorni organizza le sue mosse con il padre al quale dichiara che, presa la Romagna, è sua intenzione attaccare il regno di Napoli, poi muove verso Imola e Forlì dove Caterina Sforza, chiusa nelle rocca, resiste; solo grazie al tradimento di alcuni suoi capitani Caterina è fatta prigioniera e condotta a Roma. Alessandro sembra aver dimenticato l’assassinio del figlio Juan e i sospetti che gravavano su Cesare, è disposto a tutto per permettere a Cesare di realizzare il suo sogno
Gli inizi dell’anno 1500, anno del Giubileo, sono caratterizzati da una serie di morti misteriose di persone vicine alla famiglia Borgia; Lucrezia cerca di esorcizzare questo clima funesto inaugurando con un grande seguito le visite del Giubileo nella chiesa di San Giovanni e con la vicinanza dei maggiori artisti e letterati dell’epoca. E’ sempre la figura centrale della vita mondana romana alla quale fanno visita tutti i personaggi illustri che si recano a Roma per il Giubileo.
Lucrezia però è molto preoccupata per la sorte del marito data la crescente ostilità di Cesare nei suoi riguardi. Il fratello considera infatti Alfonso come un ostacolo per le sue buone relazioni con Luigi XII che vuole conquistare Napoli e quindi giudica negativamente il doppio legame, con Sancia e Alfonso, che unisce i Borgia con gli Aragona. E’ preoccupata anche per la salute del padre travolto dalla caduta di un soffitto nella sala di Pontefici anche se il papa sembra recuperare la salute abbastanza in fretta.
La sera del 15 luglio 1500 Alfonso si reca a trovare Alessandro VI ancora un po’ sofferente in seguito al crollo; sta scendendo la gradinata del palazzo del Vaticano accompagnato dal suoi seguito quando una decina di falsi pellegrini lo attaccano; nonostante la sorpresa Alfonso e i suoi amici si difendono, ma alla fine viene gravemente ferito. Sta per essere ucciso quando dal palazzo Vaticano escono alcuni militari, gli assalitori si allontanano e si dileguano nella notte protetti da uno squadrone di cavalieri.
Lucrezia, che è ancora presso il padre, si vede portare il marito morente. Poiché è troppo grave per essere trasportato viene sistemato in una camera del palazzo vegliato costantemente dalla moglie e dalla sorella. Alessandro, che ha intuito chi è l’autore dell’agguato, dispone affinché il ferito sia protetto da alcuni armigeri.
Lucrezia non abbandona mai il marito, si fa preparare un lettino nella stesa stanza e gli cucina personalmente il cibo per paura che venga avvelenato. Alfonso migliora grazie alle cure della moglie e dei chirurghi inviati dal re di Napoli. Ma la sua sorte è segnata: il 18 agosto Michelotto Corella si presenta con un manipolo di armati affermando che deve arrestare i 2 medici per aver cospirato contro il papa. Lucrezia si dispera; con un falso atteggiamento di pietà Michelotto le consiglia di andare dal padre per chiedere la grazia. Immediatamente Lucrezia si avvia seguita da Sancia. Rimasto solo Michelotto lo uccide garrotandolo; al suo ritorno Lucrezia trova il marito morto e sviene. Sopraggiunge anche Cesare che ordina che il corpo venga seppellito la sera stessa nella chiesa di Santa Maria delle Febbri dove è sepolto anche il duca di Gandia.
Poiché Lucrezia continua a disperarsi per la morte del marito il papa la manda a Nepi a prendere possesso di quei territori che le ha donato dopo la sua permanenza a Spoleto e che non ha mai visitato. Lucrezia è felice di abbandonare la città oramai in mano a Cesare che, con i soldi paterni, sta approntando un esercito per continuare le sue conquiste. E’ convinta che il mandante dell’uccisione del marito sia il fratello e ha tentato anche di dirlo al padre che però le ha risposto di non dare ascolto alle parole dei nemici di Cesare. Vorrebbe ribellarsi, ma ancora una volta, si rende conto che non può opporsi alla ragion di stato.
A Nepi Lucrezia riceve una visita del fratello che la informa che sta partendo per andare a conquistare Pesaro anche per vendicare le offese fatte da Giovanni a Lucrezia. Giovanni tenta inutilmente di opporsi all’occupazione anche perché non trova alleati; oramai nessuno osa opporsi a Cesare che con la forza, o con l’inganno, riesce in poco tempo a conquistare tutte le piccole signorie della Romagna.
Alessandro VI richiama a Roma la figlia e decide di farla sposare di nuovo. Lucrezia ne è consapevole e considera con distacco le ipotesi possibili, pensa che non troverà pace se non lontano dalla sua famiglia che l’ha sempre considerata una pedina nell’ambito di molteplici alleanze. Accetta quindi il nuovo matrimonio ma vuole avere un ruolo decisionale nella scelta del candidato. Dovrà essere un uomo che abbia la forza per portarla lontana dalla sua famiglia e in grado di fermare la mano di un eventuale sicario.
Nonostante la fine dei 2 precedenti mariti i pretendenti non mancano; la scelta cade su Alfonso d’Este, figlio di Ercole, duca di Ferrara che è il candidato preferito da Lucrezia. Ovviamente la decisione è anche di carattere politico: sposando Alfonso ci sarebbe l’alleanza dei Borgia con i duchi di Mantova e Urbino, imparentati con gli Este, neutralizzando quindi qualsiasi tentativo contro lo stato che Cesare ha realizzato in Romagna.
Però sia Ercole sia Alfonso non si mostrano favorevoli, sono troppe le chiacchiere che circolano su Lucrezia, anche Isabella di Mantova, figlia di Ercole, e la cognata Elisabetta di Urbino, sono decisamente contrarie. In un primo momento c’è anche l’opposizione di Luigi XII che vorrebbe far sposare Alfonso con Louise d’Angouleme; poi si rende conto che, se conquistasse Napoli, come è suo desiderio, diventerebbe feudatario del papa che, quindi, non è opportuno inimicarsi. Pertanto da il suo assenso condizionandolo al libero passaggio nei territori pontifici delle truppe francesi che, insieme all’esercito di Cesare, si stanno recando a conquistare Napoli.
Pressato dal re di Francia Ercole d’Este cede, ma pone condizioni economiche particolarmente onerose: duecentomila ducati di dote, l’abolizione del canone annuo che Ferrara paga alla chiesa e altri benefici. Poiché Alfonso non è ancora deciso a questo matrimonio il papa, per dimostrare quanto tiene alla figlia, verso la fine del luglio del 1501, dovendo assentarsi da Roma, da a Lucrezia l’incarico di sostituirlo: potrà occuparsi degli affari correnti, dirimere questioni di natura civile e decidere secondo il proprio giudizio. Il 26 agosto 1501 vengono stipulati i patti matrimoniali: Ercole ottiene tutto ciò che ha chiesto più la promessa delle città di Pieve, di Cento e la cessione di Cesenatico anche se molti cardinali si dichiarano contrari a depauperare in maniera così pesante il patrimonio della chiesa. La vendita è conclusa.
A Roma e Ferrara fervono i preparati per le nozze e si cercano i gentiluomini e le donne delle famiglie più illustri per il corteo che dovrà accompagnare Lucrezia a Ferrara. Il duca Ercole, avvertito che da Roma giungeranno fanciulle bellissime, gira tutta Ferrara, accompagnato da un medico, per trovare damigelle che possano sostenere il confronto con quelle di Lucrezia e Isabella incarica un membro del corteo di tenerla costantemente informata su tutti i preparativi in quanto non vuole essere meno elegante della futura cognata. E’ già estremamente gelosa, sa che il corredo di Lucrezia è composto da 200 camicie ricamate di perle e pietre preziose, abiti di broccato, seta ricamati in oro, mantelli, pellicce ecc. e una grande quantità di pietre preziose; un solo vestito costa 20.000 ducati, 10.000 un cappello.
Una fitta corrispondenza intercorre tra Roma e Ferrara ma il corteo nuziale, già pronto, non si muove verso lo stato pontificio. Il duca Ercole, sapendo che oramai le nozze sono decise e che il papa dovrà assecondare le sue richieste, insiste nelle pretese economiche e giunge a indicare le banche nelle quali il pontefice dovrà versare la dote; inoltre, poiché le città di Cento e Pieve non possono essere subito assegnate, pretende il vescovado di Bologna per il proprio figlio il cardinale Ippolito.
A ritardare la partenza del corteo è anche l’opposizione al matrimonio di Massimiliano d’Asburgo. Ercole cerca di destreggiarsi, fa intendere all’imperatore che non può rompere con il papa perché Cesare, che controlla la Romagna, lo distruggerebbe con il suo esercito; poiché l’inverno è vicino, cercherà di ritardare la partenza fino alla primavera, il papa è anziano e ogni tanto ha degli svenimenti, quindi la situazione potrebbe modificarsi. Alessandro intuisce il motivo del ritardo e minaccia il duca che cede e annuncia che il 9 dicembre partirà verso Roma il corteo al quale partecipano i figli don Ferrante, don Ippolito e don Sigismondo oltre a dignitari e uomini armati.
Il 23 dicembre il corteo è a Roma: tutti vengono accolti con grande affetto da Alessandro e Cesare. Lucrezia sa che la prima impressione sarà fondamentale: si presenta quindi in cima allo scalone d’onore con un magnifico abito di broccato bianco, una giacca foderata di zibellino, i capelli raccolti in una reticella ricamata con pietre preziose, si inchina di fronte agli ospiti e durante il convivio fa distribuire doni d’oro e argento. Tutti sono immediatamente conquistati e gli ambasciatori scrivono ad Alfonso, ancora non del tutto convinto è rimasto a Ferrara, che sta per sposare una donna bellissima, modesta e onesta.
Il 30 dicembre vengono celebrate le nozze, per festeggiarle il papa anticipa la data del carnevale e a Roma è un susseguirsi di feste spettacolari. Il 6 gennaio 1502 tutto è pronto per la partenza; Lucrezia saluta per l’ultima volta il piccolo Rodrigo e Giovanni, è triste ma sa che il pontefice ha già provveduto al futuro di due figli ai quali andranno anche i suoi possedimenti nello stato pontificio. Saluta poi il padre e il fratello: è il momento degli addii, nell’animo di Lucrezia c’è dolore per il distacco, ma anche speranza per una vita totalmente nuova.
Il corteo attraversa Narni, Spoleto, dove viene accolta con grandi festeggiamenti, Foligno; il 16 gennaio è nei pressi di Gubbio dove viene raggiunto da Elisabetta Gonzaga, l’incontro è in apparenza codiale, ma Lucrezia intuisce in lei una avversione segreta in quanto la donna è molto legata Isabella d’Este, il 28 arriva a Bologna. Alfonso, che ha nutrito forti dubbi, è incuriosito da questa moglie di cui tutti decantano le qualità, decide di volerla conoscere prima dell’incontro ufficiale che dovrà avvenire il 2 febbraio, insieme a pochi amici parte di nascosto per il castello dei Bentivoglio. Lucrezia si sta riposando, è riuscita a rinviare di un giorno l’incontro per lavarsi i capelli e presentarsi nel miglior modo possibile, è vestita con una leggera camicia da notte quando sente arrivare dei cavalieri: in maniera inaspettata avviene il primo incontro con il marito che subito è conquistato dalla moglie.
Il 2 febbraio, alle ore 14 avviene l’incontro di Lucrezia con Alfonso, Ercole e tutto il corteo venuto ad accoglierla. Lucrezia sta sotto un baldacchino di raso cremisino dopo che ha quasi rischiato di cadere dal cavallo donatole da Ercole, indossa un vestito di velluto nero, un mantello di broccato e porta i gioielli appartenuti alla defunta marchesa di Ferrara. Ci sono anche 56 muli e dodici cavalli che trasportano il guardaroba e i tesori che Lucrezia ha condotto da Roma. Accolta da Isabella d’Este entra nella reggia dove iniziano i festeggiamenti per le nozze che, tra banchetti, danze e spettacoli teatrali, durano 6 giorni.
Tuti sono immediatamente conquistati dalla bellezza e dalla grazia di Lucrezia, tranne Isabella d’Este, sorella di Alfonso e moglie di Francesco II Gonzaga duca di Mantova. Isabella non è molto bella, ma ha avuto una educazione approfondita, sa suonare il liuto e balla benissimo: per le sue doti, e anche per le sue capacità diplomatiche, è considerata la donna più influente del tempo. Con l’arrivo di Lucrezia teme di perdere la sua posizione quindi ha immediatamente un atteggiamento malevolo nei confronti della cognata che dimostra già durante i festeggiamenti per le nozze anche se, all’apparenza, mostra affetto.
Terminati i festeggiamenti il mercoledì delle ceneri avvengono le prime partenze. Gli ambasciatori stranieri sono ammessi negli appartamenti della duchessa e si recano a salutarla ricevuti da Isabella; Lucrezia è stanca per i festeggiamenti, dorme fino a tardi, suscitando la riprovazione della cognata; inoltre ha capito di essere piuttosto isolata, Ferrara è molto diversa da Roma e non ha qui la protezione del papa. Il suocero finge di apprezzarla, ma aspetta il momento propizio per imporle delle limitazioni economiche, il marito, nonostante l’ottima intessa sessuale, è ancora un estraneo.
Iniziano ben presto le discussioni con Ercole che ha vorrebbe allontanare buona parte del seguito romano e spagnolo di Lucrezia stanco di provvedere alle loro esigenze, le cerimonie nuziali sono infatti costate al duca ben 25.000 ducati. Chiede allora alla figlia quale è la somma che le serve per un anno e Isabella risponde 8.000 ducati: questo sarà quindi l’appannaggio annuo per Lucrezia e la sua corte. Ma Lucrezia, che ha portato un a dote di 200.000 ducati ne vuole almeno 12.000, Ercole risponde che è disposto a concederne 10.000; Lucrezia ribatte seccamente che non è disposta a mercanteggiare facendo infuriare il suocero.
Una simile situazione inasprisce il carattere di Lucrezia che si rinchiude nel cerchio di dame che si è portata da Roma; cominciano a nascere chiacchiere su presunti rapporti particolari con una di loro. Nel frattempo i gentiluomini spagnoli e romani che l’hanno accompagnata sono costretti a ripartire e con lei rimangono solo alcune dame. Lucrezia capisce che le conviene mostrarsi più accomodante con Ercole anche per non destare l’ira del marito moto legato al padre, anche se continua lo scontro per i 2.000 ducati di appannaggio.
Giunge il momento in cui anche le sue dame devono partire, compresa la sua confidente Adriana Mila. Lucrezia si sente sola ma trova un altro confidente in Ercole Strozzi, un poeta ferrarese, zoppo dalla nascita, dal carattere malinconico e molto galante. Una notizia scuote all’improvviso la corte ferrarese: senza alcun preavviso Cesare Borgia occupa Urbino utilizzando la forza e l’opera di traditori nella stessa corte di Guidobaldo comprati con il denaro. Il duca si salva a stento rifugiandosi a Mantova dove si trova la moglie Elisabetta ospite della cognata Isabella d’Este.
Lucrezia è addolorata per l’azione del fratello, ma non viene creduta. E ’pur sempre una Borgia e oramai è chiaro che Cesare intende occupare Mantova, la Toscana, la Val di Chiana è già sotto il suo controllo, e forse anche Bologna. Pertanto Lucrezia apprende con stupore che Isabella continua a portare avanti le trattative con Cesare per il matrimonio tra il proprio figlio Federico e Luisa la bimba di Cesare e ha ottenuto anche il cappello cardinalizio per Sigismondo Gonzaga.
Nel luglio del 1502 Lucrezia, che attende un figlio da Alfonso, si ammala. Proprio nei giorni in cui Luigi XII ha riconquistato Milano una epidemia di malaria si diffonde in Italia. Il papa in apprensione per la salute della figlia manda medici da Roma e ordina al Valentino di recersi presso la sorella. Verso la fine di luglio quando la febbre sempre scomparire arriva Cesare; Lucrezia già dorme ma il fratello vuole vederla ugualmente. Parlano tutta la notte e Lucrezia si fa promettere che al figlio Giovanni Borgia, già duca di Nepi, venga concesso anche il ducato di Camerino.
Forse per la fatica e il sonno interrotto torna la febbre. Il 5 agosto Lucrezia è grave. Nella notte tra il 5 e il 6 Lucrezia dà alla luce una bambina che nasce morta. La madre chiede di vederla e vuole scegliere personalmente le balie. Nessuno ha il coraggio di rivelarle che la figlia è già stata sepolta nella chiesa di Santa Maria degli Angeli.
La malattia peggiora, il 7 settembre Cesare è di nuovo a Ferrara e rimane per 2 giorni vicino alla sorella. La sera del 13, cessati i grandi dolori addominali, Lucrezia sembra migliorare, ma è talmente preoccupata che chiede di fare testamento. Alla presenza del segretario di Lucrezia, di quello di Cesare e di alcuni frati viene aggiunto un codicillo in favore del figlio Rodrigo a quello redatto a Roma. Il 28 settembre però la malattia è quasi scomparsa ed è tornato l’appetito, il 4 ottobre sembra oramai guarita e Alfonso può sciogliere il voto di andare a piedi al Santuario di Loreto. Anche Lucrezia ha un voto da sciogliere quindi andrà nel convento delle clarisse del Corpus Domini. Parte insieme ad Alfonso che, a cavallo, si sta recando a Loreto.
Verso la metà dell’autunno del 1502, su invito di Ercole Strozzi, è giunto a Ferrara Pietro Bembo considerato il più illustre degli umanisti. Ha 32 anni, è bello, affascinante, amico di tutti i signori e intellettuali dell’epoca. E’ apprezzatolj anche da Ercole che gli ha messo a disposizione le sue ville, non piace invece ad Alfonso molto più pragmatico, severo, non interessato alla cultura e alle arti. L’incontro con Lucrezia avviene probabilmente nel mese di dicembre e tra i due nasce immediatamente una forte attrazione.
Agli inizi del 1503 Lucrezia è felice; ha ottenuto da l suocero i 12.000 ducati, la sua corte sta diventando un cenacolo culturale di altissimo livello, diventa una figura di spicco della cultura ferrarese e italiana. Cambiano intanto i rapporti con il Bembo, progressivamente l’amicizia si trasforma in amore e, probabilmente diventano amanti. Lucrezia vive intensamente questa passione, sa che dovrà finire, ma intanto le serve per dimenticare la freddezza di Ercole, la rudezza del marito, spesso lontano per la guerra, l’ipocrisia dei cortigiani.
Mentre Cesare continua le sue conquiste a Roma domina il terrore: muoiono, avvelenati, molti illustri prelati i cui beni vengono incamerati dal papa. Inoltre, forse a causa del caldo e delle scarse condizioni igieniche, scoppi una epidemia di febbre malarica. Il 10 agosto Alessandro VI e il Valentino si recano a cena a casa del cardinale Adriano Castelli. Sembra che il Castelli avesse saputo che il papa voleva farlo assassinare per impadronirsi delle sue ricchezze. Lo precede e avvelena il pontefice e Cesare.
L’11 agosto, anniversario della sua incoronazione, il papa celebra la messa, ma sta già male. Il giorno successivo sia il padre sia il figlio hanno una febbre altissima e vomito. Mentre Cesare lentamente migliora, si aggravano le condizioni del pontefice che il 18 agosto muore. Immediatamente inizia la vendetta dei nemici del papa, il palazzo apostolico viene saccheggiato; il giorno successivo viene frettolosamente sepolto in San Pietro in una cappella protetta da una inferriata.
Lucrezia si dispera per la morte del padre, ma non vede intorno a sé un reale cordoglio; c’è, al contrario, molta soddisfazione in quanto tutti sanno che, morto il padre, Cesare sarà costretto a rinunciare a tutte le sue conquiste. Luigi XII fa sapere ad Alfonso d’Este che avrebbe la sua approvazione se volesse divorziare, ma il duca rifiuta anche per non perdere i privilegi che il papa ha conferito alla figlia. Unica consolazione l’amore di Pietro Bembo che però deve allentarsi da Ferrara per andare a Venezia dal fratello malato. D’ora in poi il loro amore si manifesterà con lettere e poesie.
Lucrezia è in pena per il fratello costretto rifugiarsi nel castello di Nepi e per i due figli che hanno perso tutti i loro averi; la situazione peggiora con l’elezione a papa di Giuliano della Rovere nemico dei Borgia. Cesare è imprigionato a Castel Sant’Angelo, in cambio della libertà acconsente a consegnare le fortezze dalla Romagna che non si sono arrese, poi si reca a Napoli pensando di trovare rifugio. Al contrario, su pressione degli Aragona, il re di Spagna lo fa arrestare e condurre prigioniero in Spagna.
Mentre Lucrezia cerca inutilmente aiuti per il fratello, Alfonso si reca alla corte di Parigi per rinnovare l’amicizia con la Francia; nel frattempo, il duca Ercole si ammala e il 25 gennaio del 1505 muore. Dopo i solenni funerali Alfonso viene nominato Duca; molti sono i problemi che deve affrontare: il risanamento del bilancio, i rapporti con Giulio II e Venezia. Alfonso sa di non poter contare sull’aiuto dei fratelli, coinvolge quindi a Lucrezia nella attività di governo. La sua giovinezza è conclusa: ora è la duchessa di Ferrara.
La coppia è felice, il 19 settembre 1505 nasce l’erede che viene chiamato Alessandro, purtroppo è malato e dopo pochi giorni muore. Grazie alla vicinanza del marito, del Bembo, anche se lontano, e di Francesco Gonzaga, con il quale inizia una amicizia amorosa anche perché il cognato le ha promesso di adoperarsi per salvare Cesare, Lucrezia supera il lutto e cerca sempre di aiutare Cesare che nel frattempo à fuggito dalla prigione spagnola e si è rifugiato presso il cognato re di Navarra. Accoglie presso di sé la figlia del fratello, chiede a Venezia di dargli un aiuto militare contro Giulio II, e al re di Francia di restituirgli il ducato di Valentinois.
Nel 1505 continua la relazione amorosa di Lucrezia e Francesco che la invita a visitare il suo stato. Senza avvertire il marito Lucrezia parte, trascorrono giorni appassionati a Borgoforte; i due amanti non vogliono separarsi e allora Lucrezia scrive al marito che andrà a Mantova a trovare Isabella che è all’ultimo mese di gravidanza. Forse a causa di una eccesiva vita mondana accanto a Francesco, Lucrezia perde il figlio che aspettava, ma la perdita della maternità sembra non abbatterle eccessivamente, vive un momento felice, è in contatto con i figli che sono a Bari presso Isabella d’Aragona ai quali fa giungere ricchi doni
Ma la felicità dura poco, l’11 marzo 1507, mentre combatte a fianco di Giovanni d’Aragona, Cesare è ucciso. Per il dolore Lucrezia si ritira alcuni giorni in convento dove decide di intraprendere una vita più consona ai valori morali. Il 4 aprile 1508 Lucrezia dà alla luce l’erede; però la sua relazione con Francesco Gonzaga è giunta alle orecchie del marito il quale sospetta che il piccolo Ercole non sia suo figlio, ma Lucrezia non vuole perdere l’amore del cognato e solo per la malattia di Francesco i rapporti tra i due amanti cominciano a raffreddarsi.
Lucrezia quindi è triste, Francesco è lontano, i sudditi non la amano, i rapporti con Isabella sono sempre più tesi, neppure la nascita di Ippolito alla fine del 1509 sembra rallegrarla. Nel frattempo la situazione politica italiana diventa ancora più difficile. L’unico stato che si è ingrandito grazie alla amicizia con Luigi XII è Venezia che ha conquistato anche città dell’Italia centrale. Giulio II chiede ai veneziani di cvedergli Cervia e Ravenna, difronte al rifiuto organizza una Lega contro Venezia; combattendo a fianco del papa Francesco è fatto prigioniero, per l’angoscia Lucrezia si ammala e si rifugia nel monastero del Corpus Domini dal quale deve però uscire per assumere le redini del governo essendo il marito lontano per la guerra.
Nel 1510 Giulio II si allea con Venezia contro la Francia, ma Alfonso decide di continuare la guerra a fianco dei francesi; pertanto viene scomunicato. La situazione è grave perché Francesco, che è stato liberato ed è a capo delle truppe papali, potrebbe invadere Ferrara. Ma Lucrezia, che continua la storia d’ amore con Francesco e scambia con lui biglietti appassionati, riesce a convincerlo a rallentare le operazioni militari contro Ferrara che attende aiuto dai francesi.
Nel febbraio 1511 la conquista di Brescia da parte dei francesi è salutata con grandi feste alle quali partecipa Lucrezia; ma l’esercito del Lega santa organizzata da Giulio II contro Luigi XII sconfigge i francesi che sono costretti ad abbandonare Milano e tornare in patria. Alfonso teme la vendetta del pontefice, si reca quindi a Roma per chiedere il perdono del papa che è disposto a concederlo a patto che gli venga data Ferrara . Alfonso rifiuta e travestito riesce ad uscire dalla città e intraprendere il viaggio di ritorno.
Mentre attende alla attività di governo Lucrezia apprende la morte del figlio Rodrigo. E’ disperata e preoccupata per la ripresa della guerra contro Giulio II che vuole conquistare la città. Ma alla fine del febbraio 1513 il pontefice muore. Lucrezia esulta e si impegna a far diventare la corte estense cenacolo di artisti. Lucrezia è felice anche perché Prospero Colonna è riuscito ad ottenere il perdono per Alfonso dal nuovo pontefice Leone X.
Nel 1514 Lucrezia da alla luce un altro bambino, anche questo malaticcio, al quale viene dato il nome di Alessandro. La cura che Lucrezia ha per i figli le conquistano i favori del popolo che dimentica anche la relazione con Francesco oramai platonica. L’anno successivo nasce una bambina Eleonora, mentre nel 1516 viene alla luce un altro figlio maschio e muore il piccolo Alessandro.
Nonostante la ripresa della guerra tra Francesco I e Carlo V Lucrezia vive tranquilla a Ferrara. Ha 36 anni ed è ancora una bella donna celebrata da poeti e ritratta da grandi pittori. L’anno seguente apprende la morte di Joffrè, della famiglia Borgia rimangono lei e Giovanni. Lucrezia vive tranquilla seguendo l’educazione dei figli e dedicandosi a letture ascetiche, riflette sulla necessità di espiare i peccati commessi.
Agli inizi del 1519 muore Francesco Gonzaga e Lucrezia che ha una gravidanza difficile diventa sempre più triste. La sua salute declina, il 15 giugno dà alla luce una bambina che sembra destinata a non sopravvivere e viene battezzata con il nome di Isabella Maria. Dopo il parto la salute di Lucrezia continua però a peggiorare forse per una grave infezione. Rendendosi conto di star per morire chiede al papa Leone X una benedizione. Lucrezia alterna momenti di lucidità a stati comatosi, si rende conto del suo stato ma combatte per vincere la malattia. Nonostante vengano tentate tutte le cure e la presenza assidua del marito Lucrezia non migliora, non parla e non riconosce nessuno: il 24 giugno muore.